Great Resignation: nuove sfide per nuove esigenze

Tutti noi ricordiamo lo sgomento, la sorpresa e la preoccupazione quando il 9 marzo 2020 ci è stato comunicato che per un po’ di tempo la nostra routine quotidiana avrebbe subito uno stop forzato a causa di un virus in quel momento sconosciuto. Ancora non sapevamo che, seppur limitati nella nostra libertà di spostamento, per tanti di noi sarebbe stata l’opportunità per avere tempo da dedicare alla propria famiglia, ai propri hobbies, a creare tradizioni e abitudini del tutto nuove. E così, dopo aver riorganizzato da remoto tutte le attività lavorative che lo permettevano, la maggior parte ha potuto scoprire e apprezzare il fatto che pur lavorando con passione e dedizione è possibile trovare un giusto equilibrio anche per svolgere tutte le altre attività. Non solo: la gran parte di noi ha finalmente potuto adattare orari, modalità e ritmi di lavoro alle proprie esigenze, dimostrando produttività ed efficienza. Il work-life balance è così diventato una delle esigenze primarie di tutta la popolazione mondiale impegnata in un’attività professionale, un benefit ormai irrinunciabile.

E così, finito il lockdown e passata la fase acuta della pandemia, quando le prime aziende richiamavano in ufficio i propri dipendenti, questi ultimi si rifiutavano di rinunciare alla loro nuova quotidianità fino ad arrivare a dimettersi volontariamente. Con il termine Great Resignation – ovvero Grandi Dimissioni – si indica l’attuale dimissione volontaria di massa dall’attività lavorativa svolta, caratterizzata principalmente dalla necessità ormai ritenuta indispensabile di vedersi riconosciuto, almeno parzialmente, il lavoro da remoto così da mantenere l’equilibrio tra la vita lavorativa e quella privata, riscoperto durante la pandemia.

Il fenomeno il esame ha avuto origine negli Stati Uniti ad inizio 2021 e si è poi diffuso in Europa, per giungere anche in Italia.

Per comprendere l’importanza della situazione, basti pensare che solo nell’agosto 2021, secondo le ricerche del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti, 4,3 milioni di americani hanno volontariamente abbandonato il proprio impiego, giungendo a fine 2021 con ben 48 milioni di dimissioni. Del pari, in Italia nei primi nove mesi del 2021 le dimissioni volontari sono aumentate del 31,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, passando da 1 milione ad oltre 1 milione e 300 mila. Al riguardo si consideri come, secondo i dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in Italia quasi mezzo milione di persone hanno lasciato il proprio lavoro tra aprile e giugno 2021. Dalle ricerche svolte dall’Associazione italiana Direzione personale emerge come le dimissioni di massa interessino attualmente il 60% delle aziende italiane. La fascia di età principalmente coinvolta nella Great Resignation riguarda la fascia di età dai 26 ai 35 anni, che rappresentata circa il 70% del campione analizzato e riguarda in particolare le azienda del Nord Italia.

Ciò che maggiormente colpisce di questi dati è che una quantità ineguagliabile di persone abbia deciso di abbandonare volontariamente il lavoro, di lasciare il certo per l’incerto, di ridisegnare le proprie priorità, di riscrivere le modalità e l’organizzazione della professione in chiave innovativa, con il principale obbiettivo del Work-life Balance. Specularmente, è intuibili come il fenomeno in questione abbia potuto svilupparsi nel nostro Paese in quando, di fianco ad aziende innovative, una buona parte di attività professionali si basa ancora sui vecchi retaggi del passato: obbligo di presenza, orari fissi, inflessibilità. Condizioni queste ultime che, oltre a generare un forte turnover, rendono difficoltosa l’attrazione di nuovi talenti. In conclusione, è evidente come sia carente da parte delle azienda l’ascolto delle esigenze dei propri dipendenti, delle loro aspirazioni e obbiettivi professionali. E’ proprio qui che affonda le sue radici la Great Resignation, la quale potrebbe essere combattuto svolgendo sondaggi di soddisfazione dei dipendenti, valorizzando le loro proposte di cambiamento e studiando piani di retention, volti a trovare un compromesso finalizzato tanto alla produttivit dell’azienda quanto al benessere dei dipendenti.