Leadership e Followership: due facce della stessa medaglia.

si sente spesso parlare di leadership, mentre poco diffuso è il tema della followership, nonostante tra i due concetti esista un rapporto di interdipendenza.

E’ probabile che la ragione di tale discrepanza sia rinvenibile nel fatto che quando pensiamo alla leadership la colleghiamo inevitabilmente al potere, alla responsabilità e, in ogni caso, conferiamo al termine un’accezione positiva. Ciò non accade, invece, quando rivolgiamo la nostra attenzione al significato di follower che, ad un’analisi superficiale e “di primo impatto”, conferisce la sensazione di passività, inferiorità, finanche di sudditanza.

Niente di più sbagliato!

Il professore americano Robert Kelly, studiando la Followership, ha infatti dimostrato come ogni leader sia anche follower e come ogni buon capo sia e sia stato un ottimo seguace. Ribaltando il pensiero comune, inoltre, questo parallelismo conferma come il buon funzionamento di un’organizzazione dipenda solo per il 15% dal contributo del leader e per il 75% dai collaboratori. Ciò che, tuttavia, è altrettanto vero è che non tutti i collaboratori possono essere a loro volta considerati ottimi follower.

Robert Kelly in “In Praise of Followers” ha sviluppato due parametri per qualificare i followers, ovvero:

  • il pensiero critico, che può a sua volta essere autonomo o dipendente;
  • l’impegno, passivo o attivo.

Tramite l’utilizzo dei parametri suddetti, R. Kelly ha identificato 5 categorie di followers: il follower alienato: seguace passivo, dotato di senso critico e indipendente. E’ il seguace che non si espone mai davanti al leader e nelle sedi opportune; il follower conformista: è un seguace attivo che dimostra grande impegno, tuttavia non possiede un pensiero critico. Kelly definisce infatti questi follower come Yes People; il follower pecora: seguace passivo e acritico, sottomesso e privo di iniziativa; il follower pragmatico: seguace la cui principale caratteristica è l’adattamento, la plasmabilità in funzione del leader che in quel momento si vede costretto a seguire; il follower efficace: seguace attivo e dotato di pensiero critico, che dimostra un comportamento uniforme con tutti i membri del team. Le principali caratteristiche di questa tipologia di followership sono: l’integrità, intesa come purezza di valori; l’affidabilità, intesa come responsabilità di portare a termine i progetti assegnati; lo spirito di collaborazione, ovvero la capacità di cooperare con gli altri membri della squadra per raggiungere l’obiettivo comune; il coraggio, inteso come la capacità di esprimere la propria idea senza condizionamenti di alcun genere; la resilienza, intesa come la capacità di trovare la forza di rialzarsi anche in caso di difficoltà.

A “chiusura del cerchio” è nuovamente necessario tornare al rapporto di interdipendenza tra leadership e followership. E’ infatti importante ricordare che, se è vero come è vero che il modello di followership influenza quello di leadership, è altrettanto vero che il leader influenza i suoi followers.

Tanto è confermato dal Prof. R. Kelly che ha evidenziato come i leaders con scarsa fiducia in sè stessi costruiranno team di conformisti; capi autoritari e poco favorevoli al confronto svilupperanno una squadra di pecore prive di pensiero critico; così come, infine, leaders efficaci vorranno essere alla guida di followers attivi, dotati di pensiero critico, passione e determinazione nel raggiungimento degli obiettivi della squadra.