Soft Skills e Reskilling

Lo smartworking ha ridisegnato il modo di vivere la giornata lavorativa e ha generato nuove esigenze. Parallelamente a ciò, anche le soft skills richieste dal mercato del lavoro si sono progressivamente adeguate a tali cambiamenti.

Se da un lato, pertanto, i lavoratori percepiscono lo smartworking come un imprescindibile benefit in grado di ridurre il gap tra impiego e tempo libero, dall’altro lato le aziende e il mercato dal lavoro ricercano nuove soft skills nei dipendenti, adeguate all’epocale rivoluzione in corso. Secondo il World Economic Forum del 2020, entro il 2025 il 50% dei lavoratori necessiterà di un reskilling per poter continuare a svolgere la propria attività lavorativa o per affrontare positivamente l’accesso al mondo del lavoro. Ciò che viviamo nei fatti è la Quarta Rivoluzione Industriale, oggi nota come Reskilling Revolution.

Cosa significa Reskilling

Per reskilling si intende la riqualificazione delle competenze professionali, che porta con sè importanti opportunità, tra cui: adeguare le competenze già acquisite ai cambiamenti in atto per mantenere la propria attività lavorativa; incrementare le competenza professionali per intraprendere un differente percorso professionale. Non dimentichiamoci, infatti, che tra gli effetti della rivoluzione professionale e tecnologica in atto, si prospetta che nei prossimi anni molti ruoli e professioni saranno interamente sostituiti dall’automazione. Basti pensare che, al riguardo, l’Ibm Institute for Business Value ha previsto che entro il 2024, 120 milioni di lavoratori nelle 12 maggiori economie mondiali avranno bisogno di un reskilling per effetto della diffusione dell’intelligenza artificiale.

Parimenti, il report sul futuro del lavoro pubblicato dal World Economic Forum nel 2020 ha previsto come entro il 2025, il 35% delle soft skills ritenute allora necessarie sarebbero mutate. Infatti, secondo il report sul futuro del lavoro sopra citato, tra le 10 più importanti competenze trasversali più ricercate nel mercato del lavoro entro il 2025, vi sono:

  • flessibilità cognitiva, ovvero la capacità di adeguarsi ai cambiamenti. Per comprendere l’importanza di questa skill nell’attuale mercato del lavoro, basti pensare che secondo il Global Talent Trends di LinkedIn del 2022, del 2019 al 2021 si è verificato: un aumento dell’83% delle offerte di lavoro in cui è menzionata la flessibilità tra i requisiti essenziali; un aumento del 343% dei post di aziende che riguardano la flessibilità; un aumento del 35% delle assunzioni in riferimento a job posting che menzionano la flessibilità;
  • pensiero critico, ovvero la capacità di analisi e valutazione di qualunque situazione tramite la logica e il ragionamento;
  • problem solving, ovvero l’attitudine a comprendere, gestire e risolvere situazioni di difficoltà;
  • creatività, per l’elaborazione di idee e soluzioni innovative volte a garantire una maggiore competitività;
  • people management, volto alla valorizzazione delle persone, dare feedback costruttivi, motivare;
  • team working, ovvero la capacità di lavorare in team con sinergia e con un obiettivo comune;
  • intelligenza emotiva, l’abilità di esprimere le proprie emozioni e di comprendere quelle degli altri;
  • capacità di giudizio e di prendere decisioni, per reagire e affrontare al meglio qualsiasi criticità o cambiamento;
  • orientamento al servizio, la capacità di comprendere i bisogni dell’interlocutore per gestirli e soddisfarli;
  • negoziazione, ovvero l’abilità di bilanciare gli interessi in gioco con equilibrio e strategia.

In conclusione, ciò che emerge dalle previsioni per il futuro ormai prossimo del mondo del lavoro porta inevitabilmente a riflettere sulla centralità dell’aggiornamento, incremento e sviluppo di soft skills al passo con il momento storico di grande mutamento in cui viviamo.

Tanto i lavoratori, quanto le aziende saranno a breve chiamati a dimostrare la loro attitudine al cambiamento e all’innovazione, dimostrando di possedere la più importante tra le nuove skills, ovvero la flessibilità.

 

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